Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge ha come oggetto l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche relative al fenomeno della mafia e alle altre associazioni criminali, per la durata della XV legislatura, a norma dell'articolo 82 della Costituzione.
      Nella storia dell'Italia repubblicana hanno già operato, dal dicembre 1962 (legge 20 dicembre 1962, n. 1720) ad oggi, sette Commissioni parlamentari che - valendosi dei poteri volta per volta definiti dalle rispettive leggi istitutive - hanno posto al centro delle proprie indagini e delle proprie iniziative il fenomeno della mafia, nelle sue diverse espressioni, nella sua morfologia, nei suoi collegamenti con la vita sociale e politica.
      Nel corso degli anni in cui ciascuna delle sette Commissioni ha operato ed ha adempiuto i propri compiti, il fenomeno mafioso ha subito profonde e radicali modificazioni. L'ultima Commissione, che ha operato nel corso della XIV legislatura, ha evidenziato i diversi aspetti caratterizzanti le mafie storiche e le nuove mafie straniere presenti in Italia e ha anche individuato la pericolosità delle altre forme della criminalità organizzata che meritano una particolare attenzione per i pericoli che esse portano alla società, all'economia, alle istituzioni democratiche.
      È mutata la natura delle mafie e dei loro rapporti con la società, con la politica e con le istituzioni; è notevolmente cresciuto il volume degli affari gestiti o controllati dalle principali organizzazioni criminali al punto che il riciclaggio del denaro accumulato in modo illecito, illegale o criminale è diventato una delle principali attività mafiose; l'azione repressiva dello Stato e le guerre intestine hanno prodotto un significativo mutamento nei

 

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gruppi dirigenti delle singole famiglie mafiose; l'attacco alla legalità è stato duro ed insidioso, assumendo un carattere eversivo a volte manifestamente, altre volte in forma più subdola perché nascosto e mascherato da azioni sotterranee ed invisibili.
      Sono aumentati i fenomeni di presenze mafiose straniere perché a quelle già tradizionalmente presenti nel nostro Paese se ne sono aggiunte altre, e più agguerrite, negli ultimi anni. Le «nuove mafie» si sono caratterizzate, tra l'altro, per aver determinato da un lato la riemersione, in forme inedite, del contrabbando delle sigarette, fenomeno per lungo tempo sottovalutato o addirittura considerato con una certa, malcelata benevolenza, sebbene nell'ultima legislatura sia stato affrontato sul piano repressivo e legislativo con più severità ed efficacia, e, dall'altro lato, la riduzione in schiavitù di bambini, donne e ragazze trasportati in crescente numero, con l'inganno, in Italia da organizzazioni criminali straniere e costretti al lavoro nero e a prostituirsi.
      Le stesse mafie si sono globalizzate al punto che tutti i Paesi devono fare i conti con l'emergere della criminalità organizzata.
      Il pericolo mafioso è ancora ben presente nel nostro Paese. Le organizzazioni mafiose ancora oggi controllano il territorio di molte aree del Mezzogiorno, con forme oppressive per la società civile, come il controllo degli appalti e delle opere pubbliche, la richiesta del «pizzo» e l'incremento dei reati d'usura. Nonostante sequestri e confische di beni rientranti nella disponibilità delle diverse organizzazioni, esse dispongono tuttora di ingenti capitali e sono capaci di «inquinare» i diversi settori dell'economia. Esse sono presenti sempre più diffusamente anche nel nord Italia, mentre si vanno intensificando i rapporti tra le varie mafie italiane e tra queste e le numerose mafie o organizzazioni criminali straniere operanti in Italia e nello scacchiere internazionale.
      Tra i problemi rimasti insoluti tre in particolare meritano considerazione: il primo, costituito dall'esigenza crescente di acquisire una conoscenza più approfondita - dal di dentro - delle strutture più intime e più segrete delle mafie conoscenza che si è affievolita dopo la conclusione del ciclo dei collaboratori di giustizia i quali, comunque li si voglia giudicare, hanno contribuito a far aumentare il bagaglio di informazioni intorno ai meccanismi interni e di funzionamento di Cosa nostra, della 'ndrangheta, della camorra e delle organizzazioni mafiose pugliesi; il secondo, attinente al nuovo rapporto tra le diverse organizzazioni mafiose ed il sistema economico da un lato e la rappresentanza politica dall'altro, tenuto conto delle ingenti risorse che si investiranno nel Mezzogiorno, dei meccanismi di riciclaggio nell'economia globalizzata e del mutato quadro elettorale locale, regionale e nazionale causato dal sistema maggioritario che ha superato il vecchio sistema delle preferenze multiple, meccanismo che aveva visto un pesante inserimento delle «preferenze» mafiose; il terzo fa riferimento all'ampliamento delle organizzazioni criminali che agiscono nel nostro territorio nel contesto internazionale con caratteristiche non sempre tutte riconducibili alla tradizionale struttura mafiosa, ma che producono un grande allarme sociale e un pericolo per la nostra convivenza civile e democratica.
      Tutto ciò reclama una nuova strategia integrata, locale ed internazionale, tra più livelli di iniziativa: quello legislativo, economico, culturale, sociale, giudiziario, repressivo.
      Presentando all'inizio della XV legislatura questa proposta di legge, ci adopereremo subito per la sua sollecita approvazione, allo scopo di evitare ogni interruzione nell'impegno antimafia del Parlamento italiano, sia sul terreno delle conoscenze sia su quello delle proposte e dei controlli.
      Si tratta di un lavoro che occorre proseguire con sistematicità e continuità, approfondendo le conoscenze finora raggiunte, aggiornando l'analisi e soprattutto verificando la funzionalità degli strumenti istituzionali da impiegare nell'azione di contrasto contro le mafie, nella prevenzione
 

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delle attività criminali e della illegalità.
      In piena continuità con le norme che istituivano la Commissione nella passata legislatura, noi proponiamo che essa abbia il carattere di una Commissione parlamentare di inchiesta: che dunque proceda, secondo il dettato dell'articolo 82 della Costituzione, «alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria».
      L'articolo 1 della proposta di legge, oltre a fissare tale carattere della Commissione, ne indica i compiti: accertare e valutare la natura e le caratteristiche del fenomeno mafioso, i suoi mutamenti e tutte le connessioni; verificare e valutare l'attuazione delle leggi, la loro congruità, la loro efficacia rispetto all'azione antimafia e più in generale la qualità dell'impegno dei pubblici poteri; riferire al Parlamento al termine dei propri lavori, ogni volta che la Commissione lo ritenga opportuno e comunque annualmente. L'ambito di competenza della Commissione si estende naturalmente a tutte le associazioni di tipo mafioso (articolo 416-bis del codice penale), e alle altre organizzazioni presenti nelle varie aree geografiche del Paese.
      L'articolo 2 definisce la composizione della Commissione (venticinque senatori e venticinque deputati), la elezione di due vicepresidenti e di due segretari, da parte della Commissione a scrutinio segreto.
      L'articolo 3 prevede forme flessibili per l'organizzazione dei lavori, dando la possibilità di lavorare non solo in seduta plenaria, ma anche per comitati.
      L'articolo 4 regola le audizioni e le testimonianze rese davanti alla Commissione.
      Gli articoli 5 e 6 disciplinano la materia relativa agli atti e documenti che interessano il lavoro della Commissione, i vincoli di segretezza ai quali tali documenti possono essere assoggettati e l'obbligo di rispettare la segretezza, che incombe sui componenti la Commissione, sui funzionari, sul personale addetto, sui collaboratori.
      L'articolo 7 regola infine la organizzazione interna della Commissione, compresa la previsione dell'informatizzazione e della pubblicazione dei documenti prodotti.
      L'articolo 8 stabilisce l'immediata entrata in vigore della legge.
 

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